Rassegna stampa

te. Non si vedono, ma da qualche parte, nascostissime, ci sono delle telecamere per monitorare i ragazzi anche durante la notte. Siamo alla Casa pediatrica dell'ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano, reparto di psichiatria, il primo che, dal 2006, ha deciso di affrontare i disagi giovanili in un mo– do più completo. E umano. Un tem– po i ragazzi che si tagliavano le vene venivano operati, curati, bendati e mandati a casa. I sopravvissuti dai tentati suicidi rimanevano in repar– to per qualche giorno in stanzoni con più letti eluci al neon, i più gran– dicelli finivano persino accanto a malati psichiatrici adulti. Dopo qual– che giorno di degenza tornavano a casa. Estava a loro e ai loro genitori cominciare da soli un aluo percorso di ricostruzione. Interiore. RITORNO ALLA VITA Oggi è tutto diverso, il viaggio ini– zia (e prosegue a lungo) assieme a medici, psicologi e volontari, tanto che al reparto arrivano pazienti da tutta Italia. Il primo passo, quello più difficile, avviene proprio in quel– la stanzetta intima e defilata dal re– sto del reparto, dove gli adolescenti cercano di rimettere assieme i pezzi delle loro anime frantumate e, rilut– tanti, tornano avivere, presi per ma– no da chi li sa aiutare. Qualcuno ci riprova a suicidarsi e allora il lavoro per salvarlo diventa ancora più deli– cato e lento. «Alcuni ragazzi rimangono nella stanzetta anche sei mesi - spiega Francesca Malsano, psicoterapeuta dell'età evolutiva, nello staff clinico del centro per gli adolescenti -. La maggior parte dorme lì denteo per qualche settimana». Piano piano in reparto si cerca di avviare la difficile risalita. Innanzitutto ricosuuendo un ambiente casalingo. In ospedale non c'è una parete dei corridoi che non sia piena di murales e colori. E poi ci sono le attività: c'è la palestra dove si organizzano corsi per recupe– rare la fiducia in se stessi e allenare quell'autostima che molto spesso viene schiacciata da problemi in ca– sa o dalle frasi sprovvedute di qual– che bulletto a scuola. Ci sono le aule d'arte, dove i ragazzi manipolano la creta, danno forma ai propri conte– nuti emotivi attraverso tempere epa– stelli, ci sono laboratori di musica, il mezzo che più di tutti è in grado di smuovere emozioni e abbattere bar– riere. Solo nel reparto dell'ospedale mi– lanese nell'ultimo anno sono arriva– ti 1.200 ragazzi, tra cui anche un nu– mero sempre più consistente di bambini. Quasi la metà per aver ten– tato di uccidersi o per problemi di autolesionismo e depressione, altri per curare dipendenze, problemi di alimentazione o far fronte alle pres– sioni dei bulli e alle diffamazioni sui social network. Tutti egualmente fra– gili, smarriti e totalmente privi di punti fermi. O di sogni. CONTABILITÀ DA BRIVIDI I numeri in Italia fanno impressio– ne. I suicidi sono 4mila ogni anno. Tra gli adolescenti i tentativi sono saliti al 5,9%, vale a dire che sei su cento hanno desiderato, almeno una volta, farla finita. Gli psicologi parlano di un «profondo disagio esi– stenziale». Sempre più diffuso, pre– coce e profondo. Che non sempre ha a che fare con patologie o distur– bi mentali, anzi. «I ragazzi hanno una visione molto negativa del loro futuro - spiega Francesca Maisano, cercando di trovare un denominato– re comune tra le varie forme di mal di vivere adolescenziale -. Fin da pic– coli convivono con una forte ansia da prestazione. Spesso i genitori li rendono troppo competitivi, li indi– rizzano verso modelli preconfezio– nati, li iperstimolano». I genitori, ap– punto. Spesso assenti, poco definiti nel loro ruolo, impreparati a capire davvero i drammi dei Millennials. Già, perché gli adolescenti di adesso sono ben diversi da quelli degli anni Ottanta e Novanta. «Sono molto esibiti - spiega la psi– coterapeuta adolescenziale -. Lo so– no da quando sono nati, con miriadi di foto sui social. Ogni attimo della loro vita è usato on line per vanità dei genitori, che mettono in vetrina il risvolto estetico delle cose. Un ado– lescente, che già fatica a tenere a ba– da il suo narcisismo, vive l'esibizio– ne sui social come qualcosa di dele– terio». Oppure deve fare i conti con le foto pubblicate da sua madre in pose osé ed eccessivamente ammic– canti. Senza arrivare ai casi estremi di cyberbullismo, il disagio adole– scenziale nel 2018 non può essere raccontato senza considerare i post di Facebook e compagnia. «Dobbiamo condurre due batta– glie importanti - spiega Luca Bernar– do, direttore del dipartimento di pe– diatria del Fatebenefratelli e della Casa pediatrica -. La prima riguarda la responsabilità o corresponsabilità dei social, la seconda riguarda i like che condizionano l'intimità dei no– stri ragazzi, una costante esibizione di sé che ha effetti negativi sia in caso di successo (perdita della pro– pria identità) sia in caso di fallimen– to (emarginazione, isolamento). E l'asticella si alza continuamente: dal sexting all'autolesionismo a sfide demenziali in arrivo da Oltreocea– no. Girano ad esempio video dove la prova consiste nel mangiare le cap– sule dei detersivi, con rischi per la salute immaginabili. O ancora, la sfi– da a chi ingerisce più sigarette o ges– si della lavagna. Gli adescamenti par– tono spesso dalle chat dei videogio– chi o da messaggi virali su web e social. Ai genitori dico: attenti ai cambiamenti repentini delle abitudi– ni dei vostri figli - ad esempio un cambio improvviso del giro delle amicizie, frequenti mal di testa o nausea potrebbero essere sintomi di un particolare disagio, cosi come un cambiamento del rendimento scola– stico o il rifiuto a voler frequentare luoghi di aggregazione. O ancora eu– foria oeccitazione immotivata. In fa– miglia dovremmo cercale di dare il buon esempio: non utilizzare gli smartphone a tavola o al ristorante, cercare il dialogo o comunque met– tersi in ascolto». Anche se non intenzionali, sono tanti i suicidi provocati da giochi che circolano su You Tube. Sfide ter– ribili che mettono alla prova il corag– gio dei ragazzi, spinti a filmarsi men– tre cercano di battere record di apnea o di stare sdraiati sui binari il più a lungo possibile. MORIRE PER GIOCO Le mode arrivano dagli Stati Uniti e purtroppo hanno attecchito anche in Italia. Pochi giorni fa a Parabiago, vicino a Milano, un ragazzino di 15 anni è morto sulle rotaie per colpa di una gara di resistenza con un ami– co. Igor Maj, un ragazzino di 14 anni di Milano appassionato di arrampi– cata, si è impiccato con una corda da roccia nella sua camera dopo aver scaricato da Google le regole del «gioco» e aver visto parecchi vi– deo su You Tube. Per lo stesso tipo di sfida, a Tivoli, vicino a Roma, un ragazzo è morto soffocato con il ca– vo della sua Plavstation. Il web ha alzato l'asticella della prove di inizia- SANITÀ NAZIONALE 2

RkJQdWJsaXNoZXIy MjAxODE2