The Passenger

contro la noia Suggerimenti Durante la pandemia del “COVID-19” abbiamo sperimentato due nemici contro cui combattere, il Virus e la Noia. Adulti e bambini costretti in casa e rinunciando alle solite abitudini, agli svaghi e agli impegni quotidiani si sono confrontati con momenti vuoti e quindi da impegnare. Abbiamo deciso di raccogliere esperienze e ricordi di abitudini passate e siamo arrivati a concettualizzare due modalità di affrontare la Noia , quella PASSIVA e quella PRODUTTIVA. Ecco qualche nostro ricordo…. Max “…Quando ero piccolo ed avevo più o meno 7-8 anni (premetto di non essere vecchissimo ne ho 49!) ricordo che per andare a caccia di mosche, lucertole e qualsiasi altro insetto che si muovesse velocemente, costruivamo dei fuciletti caricati a treccia di camera d’aria. La costruzione consisteva nel trovare un pezzo di legno lungo 60/70 cm a sezione rettangolare, a cui inchiodare alcune mollette di legno per il bucato, solitamente 2 o 4 a seconda della sezione del pezzo. Si prendevano delle vecchie camere d’aria di bicicletta o anche di motorini che venivano poi tagliate ad anelli. Con un nodo legavamo l’uno con l’altro gli anelli (di camera d’aria) fino a formare una “treccia” lunga 30/40 cm. In fondo Emilia I tempi che corrono si possono interpretare in vari modi. I mesi che si susseguono e gli anni che passano veloci. Tempo fa comandava la democrazia cristiana e la seguiva due o tre partiti. Ora quando si va a votare ci sono circa 15 partiti (vacci a capire). Una volta si andava in bicicletta per le strade di campagna, si respirava aria pura e non c’erano pericoli perché passavano poche macchine. Ora se andare in bicicletta fa bene ma che aria si respira? Quante macchine si incontrano? Queste sono solo alcune domande che ci siamo posti, mettendo a confronto lo stile di vita di una volta con quello d’oggi. la nuova rubrica di The Passenger al bastone, dalla parte opposta delle molette, inchiodavamo fino ai ¾ di lunghezza 2 o 4 chiodi a seconda di quante mollette erano state applicate. A questo punto agganciavamo ogni treccia alle mollette e, dalla parte opposta, i chiodi. In questo modo, una volta individuata la preda, si prendeva la mira e schiacciando la molletta, una alla volta, le trecce partivano ad alta velocità verso il bersaglio che, se colpita, non aveva scampo. Questo era un gioco che spesso facevo anche da solo all’interno dei confini di casa mia…” Emilia “…Da bambina avevo un’altalena che era una corda legata su due alberi e una tavoletta per sedersi. Ci si passava ore e ore a fantasticare su quando sarei diventata grande e a parlare con Buck, il cane setter che stava legato con la catena su quell’albero. Nelle case, negli anni 60, le donne più anziane, che non scendevano nei campi, facevano tanta polenta e frascarelli, canottiere di lana fatte ai ferri per tutta la famiglia, calzini, mantelline e ricamavano lenzuola e asciugamani per il corredo delle femmine. Gli uomini dopo cena si radunavano a giocare a briscola o a cinquì...”

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