Come incide la pandemia sui Disturbi Alimentari?

L’anno che abbiamo trascorso, con l’esperienza di confinamento (lockdown) dovuta alla pandemia da SARS-COV-2, può essere visto come una sorta di enorme esperimento scientifico comunitario per studiare gli effetti dell’isolamento sul piano relazionale.

Per quanto attiene ai disturbi dell’alimentazione (DCA), a distanza di circa un anno dal primo lockdown in Italia, l’impressione clinica è che stiamo assistendo ad un significativo incremento dei casi con disturbi esorditi oppure peggiorati proprio a causa dell’esperienza di confinamento in casa e della riduzione sostanziale delle interazioni sociali.

Durante il lockdown è stata molto enfatizzata la necessità di muoversi, di fare esercizio fisico tra le mura domestiche, di fare attenzione alla dieta per evitare aumenti di peso e, contemporaneamente, siamo stati sradicati da attività che, in maniera più o meno consapevole, fornivano una routine quotidiana e ci nutrivano di contatti sociali (scuola, lavoro, attività sportive e ricreative).

Dopo un’iniziale smarrimento dovuto al sovvertimento delle abitudini di vita e, di conseguenza, dei ritmi sociali, ciascuno di noi ha cercato di riorganizzare la propria giornata in maniera produttiva ed abbiamo avuto molto più tempo a disposizione per focalizzare l’attenzione e realizzare cose che in precedenza non riuscivamo a fare. Alcuni si sono dedicati alla pulizia a fondo della casa, altri ad approfondire le loro passioni, molti si sono dedicati alla cucina esplorando varie tecniche di panificazione piuttosto che la creazione di piatti o dolci elaborati, i più hanno sperimentato un certo incremento di peso che, unito all’impossibilità di fare sport regolarmente ha alimentato preoccupazioni relative al peso e alle forme del corpo e aumento dei livelli d’ansia.

Tutti questi elementi hanno costituito un pabulum ottimale per far scattare la trappola del DA in soggetti vulnerabili o peggiorare il problema in coloro che già ne soffrivano.

In termini psicologici il lockdown è una transizione di ruolo negativa, un brusco passaggio da una condizione di equilibrio ad un’altra percepita come minacciosa per la propria integrità psico-fisica. In queste circostanze è necessario mettere in campo varie risorse per riuscire a fronteggiare la sfida adattativa. Tuttavia, uno degli aspetti che caratterizzano maggiormente le persone a rischio o che soffrono di DA, è la rigidità mentale con difficoltà a cambiare schemi operativi, anche se disfunzionali. Quindi, si capisce come l’esperienza del lockdown sia stata  per certi versi una sorta di tempesta perfetta per l’innesco o il peggioramento dei problemi con l’alimentazione.

2021-02-26