Cos'è la Distimia o Disturbo Distimico dell'Umore

La Distimia (o Disturbo Depressivo Persistente) rappresenta un Disturbo dell’Umore caratterizzata da una forma prolungata ed attenuata di depressione che non compromette completamente la vita di relazione, sociale-lavorativa e personale del soggetto ma che può comunque determinare un certo grado di sofferenza psicologica clinicamente significativa.

Il Disturbo Distimico è caratterizzato da un tono dell'umore cronicamente depresso che risulta presente per la maggior parte della giornata, quasi tutti i giorni, per almeno due anni.
A livello cognitivo, generalmente, è presente nel soggetto una ricorrente rimuginazione e/o rimuginio. Il soggetto affetta da Distimia può manifestare comportamenti di evitamento nei diversi contesti sociali e lavorativi. In termini di funzionamento interpersonale e lavorativo, spesso la persona con distimia esperisce disagio e fatica nell'affrontare situazioni comuni della vita quotidiana.

Essendo un disturbo non chiaramente visibile può accadere che venga sotto-diagnosticato né trattato, soprattutto nei casi in cui si ha poi una remissione spontanea e non si cronicizza negli anni successivi.
Talora vengono confusi i sintomi del Disturbo Distimico con un insieme di atteggiamento e comportamenti legati a tratti della personalità del soggetto stabili pessimistici, negativi e cupi.

I sintomi della Distimia

Secondo il Manuale Statistico Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM-5) per avere la diagnosi di Disturbo Distimico è necessario che vengano soddisfatti almeno 2 dei seguenti sintomi:

  • Alterazioni nell'appetito (appetito ridotto o aumentato rispetto alla norma)
  • Tendenza all'insonnia o, al contrario, all'ipersonnia
  • Affaticabilità o ridotte risorse energetiche necessarie a fronteggiare la quotidianità
  • Bassa autostima
  • Difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni
  • Sentimenti di disperazione

La cura della Distimia

Il Disturbo Distimico può essere efficacemente trattato attraverso un approccio psicofarmacologico e/o psicoterapico, in particolare l'approccio cognitivo-comportamentale.
L'integrazione tra il trattamento farmacologico e psicoterapico viene valutato solitamente dal clinico specialista a seconda della gravità del quadro clinico nel singolo caso.
Esistono casi trattabili unicamente con un approccio psicoterapico, altri attraverso un approccio combinato dove risulta dirimente l'intervento farmacologico.

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