Il teatro sociale

Il Teatro alla base di una grande metafora, che continua ad essere impiegata ogni volta che si esplora e si definiscono degli scenari immaginativi, un contesto (perché no?!) sociale, di sofferenza psichica, di moti affettivi in un singolo, in una comunità, nel dialogo terapeutico e nei gruppi, di individui (magari) che condividono un viaggio, un percorso, anche solo un frammento della propria vita, per le motivazioni più svariate.

Inoltre, il teatro si realizza quando si considera quanto le esperienze, i vissuti emotivi, affettivi, i sentimenti, le emozioni, entro le istituzioni vecchie e nuove (o che vorrebbero diventare tali), sconfinino per tutti nel teatro inconsapevole della quotidianità di ciascuno

Il Teatro Sociale o “teatro non contaminato”, come  lo definisce Andrea Porcheddu (critico teatrale e giornalista, ospite del Congresso sul Teatro  Sociale, organizzato all’interno del Festival TESPI, tenutosi il 1 Febbraio 2019 presso il Teatro di San  Marcello), è il teatro costituito da attori e spettatori ‘inconsapevoli’ e ‘non contaminati’,  appunto, da registri di dizione, cultura, e competenza tecnica.

Il Teatro utilizza e concentra diversi aspetti delle esperienze riabilitative e terapeutiche in psichiatria. Il teatro, come metafora della psiche in funzione e come pratica artistica, possiede una capacità di contenimento e di articolazione di aspetti molto eterogenei della vita psichica, della vita di relazione, dell’interazione umana e del dialogo terapeutico.

Fare ‘Teatro’, anche Teatro Sociale, implica necessariamente fare i conti con una marcatura  temporale (un inizio, una fine, una ritmicità di cadenza temporale), uno spazio (non solo fisico)  ma anche, e soprattutto, di relazione con l’Altro, con le dinamiche interpersonali e  intrapersonali, e richiede una perseveranza ed una predisposizione nell’apertura verso il proprio  mondo interiore e verso l’Altro, attore e spettatore.

La nostra collaborazione con l’Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata (ATGTP) nasce lo scorso  anno. Il primo incontro con Simone Guerro è stato utile a presentare le nostre reciproche realtà  lavorative e a definire la cornice all’interno della quale avrebbe preso vita il laboratorio di  Teatro Sociale.
Nell’introdurre il Laboratorio di Teatro all’interno del programma riabilitativo  della nostra struttura, l’obiettivo condiviso dal gruppo di lavoro è stata la co-costruzione di  uno spazio e di un tempo al servizio di abilità compromesse, sopite.
L’attività teatrale avrebbe  dovuto favorire l’esplorazione ed il potenziamento delle abilità espressive, ponendo l’attenzione alla dimensione emotiva e al  linguaggio del corpo, offrendo, agli utenti ed operatori coinvolti, possibilità di sperimentare  modi diversi di pensare, di percepire, di essere ‘in movimento’ e parte del ‘movimento’ e  permettere la sintonizzazione con l’Altro.

L’esperienza ed il vissuto emotivo ed affettivo degli utenti e degli operatori come priorità del  progetto. Nel progetto siamo stati affiancati dagli operatori di teatro sociale, Simone e Lorenzo,  i quali, a metà del percorso, ci propongono di portare utenti ed operatori ‘in scena’. Sebbene  l’evenienza di uno spettacolo fosse inaspettata, operatori ed attori hanno accolto tale  possibilità con spirito di novità ed inaspettata intraprendenza.
La realizzazione di uno spettacolo  che ha coinvolto operatori ed utenti, sia come attori che come spettatori, ha visibilmente  generato un clima ‘terapeutico’ coinvolgendo l’intera struttura.
La persona è divenuta attore  principale della propria progettualità e vita e l’operatore ha scoperto una modalità nuova di  entrare in relazione con l’Altro-utente attore e spettatore.

2019-06-05