Lo stile di vita al centro delle terapie dei Disturbi Alimentari

Il dottor Conti: “Aiutiamo il paziente a trovare il significato profondo dei suoi comportamenti, per poi arrivare al cambiamento”.

Quanto conta lo stile di vita nel trattamento delle patologie legate ai disturbi alimentari?

Abitudini, ritmi di lavoro, sport, hobby, fanno parte del nostro essere individuale e generano di conseguenza risposte personalizzate in caso di malattie e di percorsi di cura.
Dare il giusto valore al tema dello stile di vita nel trattamento di svariate patologie, soprattutto quelle a carattere cronico, e in particolare ai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCAè un tema importante, ma a volte sottovalutato, dal punto di vista terapeutico – spiega il dottor Fabio Conti, Medico Responsabile per il Trattamento dei Disturbi Alimentari di Villa Armonia Nuova Neomesia di Roma -. Lo stile di vita di fatto rappresenta una caratterizzazione del nostro essere, della nostra quotidianità, investendo moltissimi ambiti: l'alimentazione, il sonno, l'attività fisica, le relazioni, la sessualità e così via. Ma non possiamo parlare di stile di vita se non parliamo anche di bisogni, di valori e di identità

Lo stile di vita può fare la differenza?

In moltissime patologie croniche, mi riferisco per esempio ad anoressia, bulimia, obesità, dove lo stile alimentare rappresenta ovviamente il fulcro della malattia, ma ce ne sono indubbiamente tante altre, un corretto stile di vita potrebbe fare la differenza.

Facile a dirsi, difficile a farsi. Come si fa a modificare il proprio stile di vita?

Ovviamente non è sufficiente dire ad un paziente "devi modificare il tuo stile di vita", e successivamente dire che quindi se non lo fa, o non ci riesce, è un problema suo. Bisogna comprendere che lo stile di vita rappresenta il modo in cui la persona quotidianamente soddisfa i propri bisogni e assolve anche ad una sorta di codice etico, morale rispetto al comportamento verso sé stessi e verso gli altri. E l'insieme di tali comportamenti lo caratterizza profondamente rendendolo a suo modo unico. Quindi modificare lo stile di vita significa andare a toccare tratti fondamentali dell'essere umano.

Quali leve si possono usare per portare il paziente in questa direzione?

Facendo una similitudine con il concetto tratto dalla semiotica di significante e significato: se non ne comprendiamo la relazione e ci limitiamo soltanto all'osservazione del segno, del significante non capiamo il significato profondo che è sotteso e siamo impossibilitati al cambiamento. Quindi uno dei lavori fondamentali nel rapporto con i pazienti è proprio quello di comprendere insieme a loro quel comportamento, a quali bisogni assolve, che valori esprime con quella modalità che noi riteniamo magari non adeguata, non utile, disfunzionale o francamente patologica. E infine quanto la sua identificazione con quel comportamento sia strutturata nella sua persona.

Il percorso terapeutico stimola comportamenti alternativi?

Per poter modificare bisogna fornire non solo dei comportamenti alternativi ma anche dei significati alternativi, altrimenti non si modificherà nulla, rimarranno delle semplici raccomandazioni che poi la persona non sarà in grado di soddisfare, disattenderà e questo creerà successivamente un senso di colpa, maggiore stigma e magari il perpetuare della stessa condizione disfunzionale in un circolo patologico e patogeno.

2021-02-19