Rassegna stampa

LATESTIMONIANZA di forza, resistenza e resilienza. Per le quali si ha bisogno di conforto, ma anche di un sostegno che tramite i social divie– ne un vero e proprio tifo». TESTIMONI SOCIAL... E SOCIALI Divulgare storie vissute in prima persona ha un forte influs– so sociale, oltre che... social: diffonde notizie e informazio– ni su problemi e malattie magari ancora poco noti, di cui si parla poco o su cui aleggiano imbarazzo, pregiudizi, luoghi comuni. «Sfruttare la popolarità dei social, inserendosi nella realtà virtuale con campagne di sensibilizzazione ad hoc, è il segreto per raggiungere e coinvolgere soprattutto i ragazzi, con il linguaggio che conoscono e utilizzano meglio», confer– ma Pannocchia. Consapevoli del loro ruolo di testimonial, le celeb più influenti diventano influencer positive, trasfor– mando la loro battaglia personale in campagne informative su larga scala, sfide virtuali (i famosi challenge), persino rac– colte fondi, per aumentare sempre di più la consapevolezza e la conoscenza della popolazione generale. Elena Santarelli, reduce da una lunga malattìa del figlio, con i suoi 1,6 milioni di contatti ha contribuito a diffondere il progetto Heal, che si occupa di ricerca sui tumori pediatri– ci. Oggi l'hashtag#possocontaresudite, legato an'iniziativa, conta centinaia di post. Giorgia Benusiglio, sopravvissuta a una pastiglia di ecstasy, da più di dieci anni svolge attività di prevenzione nelle scuole, in tv e naturalmente sui social. Su Instagram la seguono quasi 90mila persone. Per non parlare di Bebé Vio: sul suo account, seguitissimo (713mila follower), tra scatti di gare, quotidianità e vita mondana, c'è anche spazio per parlare di meningite e vaccini. QUALI RISCHI? Il prezzo da pagare c'è. «Come psicologo che opera in ospe– dale, credo nel potere terapeutico della condivisione in gruppo dei propri drammi personali», sottolinea Sarno, «ma un conto è rendere partecipe un piccolo gruppo di persone reali dei propri vissuti più profondi e angoscianti: implica un contatto intimo, un riscontro diretto delle reazioni altrui, un guardarsi negli ocelli. Altro conto è l'esposizione pubbli– ca, più rischiosa perché meno controllabile, che si misura in numeri di like e può esporre la persona a critiche violente e offese gratuite». I rischi sono molto elevati: lo conferma anche Lavenia: «Vanno dall'accusa di farsi pubblicità, di mentire per avere un ritomo personale, a quella di esistere in Rete solo in rap– presentanza di tale disturbo o malattia, tanto da perdere la propria identità nel momento in cui la malattia viene meno», sostiene l'esperto. «Ma il bisogno di essere sostenute o di trovare un modo per vivere pubblicamente anche il proprio lato debole, che in alcuni casi monopolizza l'intera esisten– za, anche solo per un periodo (d'altronde i social vivono e si mostrano nel qui e ora), supera il disagio dei giudizi. Anzi, le critiche diventano un mezzo per esprimere ancora di più la propria forza e incoraggiano la community di followers a esprimere il proprio tifo, sostegno e incoraggiamento». Gessica Notaro: «Al fianco delle vittime di violenza » Gessica Notaro, 30 anni è modella, cantante e ballerina. Addestra delfini all'Acquario diRiminie ha la passione dellamusica e dei cavalli. Nel2007 porta a casa la fascia diMiss Romagna. Dieciannidopo, però, viene aggredita dall'ex fidanzato che le deturpa il viso con l'acido. Nonostante i tanti interventi e iprogrammi di recupero, Gessicanon si fermamai: impegni mediatici, collaborazioni artistiche, interviste e campagnedi sensibilizzazione. Sui social hai un seguito incredibile. Te lo aspettavi? «Adire la verità no. La solidarietà e il sostegno non si sono fatti mai attendere e mi hanno infuso fin da subito un'energia pazzesca». Hai insegnato a tutti la virtù della resilienza, l'arte di resistere senza crollare... «Già da bambina, quando montavo a cavallo, irti hanno insegnato che dopo una caduta bisogna rialzarsi subito. Più aspetti, più è difficile ripartire. Per questo non ho esitato a mostrarmi subito in pubblico dopo quello che mi è successo». C'è chi ti scrive in privato, chiedendoti aiuto e consiglio? «Mi succede spesso. Sto seguendo diversi casi di abusi: la maggior parte delle vittime mi ha contattato tramite i miei profili social. Molti mi confessano di aver trovato il coraggio di denunciare. O di ricominciare a uscire. Perché il messaggio più importante è: qualsiasi cosa capiti nella vita, non bisogna mai chiudersi a riccio». L'esposizione in Rete ha anche dei rischi. Qual è il commento che ti ha ferita di più? «Mi accusano di usare la mia storia per avere più popolarità, ma chi lo sostiene non conosce la mia storia Prima dell'aggressione lavoravo già in televisione: a 20 anni ero in un programma in prima serata. Ho perso prima mio padre poi mio fratello, ho sofferto di crisi di panico. Mi hanno salvato i delfini. Oggi la mia priorità è l'impegno sociale: sto lavorando a un progetto di prevenzione e a breve fonderò la mia associazione a sostegno delle vittime di violenza». SANTO STEFANO/NEOMESIA 4

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