The Passenger

Viaggiatori della vostra “The Passenger” rende omaggio all’immortale “The passenger”, classico della musica firmato da Iggy Pop, brano divenuto vera e propria icona culturale nell’immaginario globale. Il passeggero è una persona che viene trasportata da un ipotetico ‘conducente’. Possiamo immaginarlo in una macchina guidata non si sa da chi, forse un tassista, forse un autista, mentre gira senza fine per le strade di notte, in una città probabilmente sconosciuta, oppure è lui stesso a guidare ma sta girando senza meta. È come se la macchina andasse da sola e scegliesse lei la strada. Questo è il senso più probabile di questa classica ed epica canzone di Iggy Pop, pubblicata per la prima volta nell'album “Lust For Life” del 1977. Ma verso dove andiamo? Non lo sappiamo, almeno all’inizio del nostro percorso, l’unica cosa certa è che “dobbiamo andare”…la vita è formazione, mutamento o come meglio citava Aristotele “La vita è nel movimento”, nel mutamento della propria condizione, qualunque essa sia. Perché la vita, le condizioni, le situazioni sono ‘pur mutevoli’ e nella mutevolezza, nella crescita, - perché no? - nel miglioramento noi clinici dobbiamo credere e propendere. Nulla ti cambia, nulla ti aiuta nel cambiamento e nella formazione come “Il Viaggio”, tutto il viaggio è storia, narrazione, quindi spostamento e vitalità. Il viaggio è anche e soprattutto un percorso, anche di cura, vita e di riabilitazione. La chiave di tutto è nel rivestire il ruolo di ‘Passenger’ del viaggio come della propria vita. Assumere il ruolo di Passenger significa divenire viaggiatori (attivi) del proprio viaggio e, pertanto, anche della propria vita, partecipi, almeno inizialmente, assieme al conducente del proprio cambiamento, per divenire successivamente noi stessi conducenti del nostro di viaggio, della nostra di vita. Essere ‘Passenger’ d’accordo, ma avere sempre ben chiara la meta del nostro viaggio. Essere ‘Passenger’ ma non da soli, almeno inizialmente, perché siamo sempre in mezzo ad un qualche “Oceano Mare” (come ci raccontava Alessandro Baricco), e dalla nave che ci trasporta non sempre possiamo scendere, perché come diceva Mahatma Gandhi “La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare anche sotto la pioggia”. Dott.ssa Laura Orsolini

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